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Cosa mangiare a Catania: 8 cose da provare

Antica città portuale sulla costa orientale della Sicilia situata ai piedi dell’Etna, e seconda più grande città della Sicilia, Catania è uno dei posti che noi di Ristoranti in Sicilia torniamo a visitare spesso e sempre con grande entusiasmo.

Qui abbiamo avuto modo di scoprire fantastiche attività dove poter fare aperitivo, altre dove mangiare una pizza ed ancora ristoranti sul mare, osterie, trattorie e quanto di più tradizionale, pittoresco e delizioso la città possa offrire a livello enogastronomico.

Perché stiamo tornando ancora una volta a parlare di Catania, dopo aver potuto mangiare a sazietà e soddisfare ogni nostro goloso desiderio? Beh, la risposta è semplice: per illustrarvi e mostrarvi ben 8 specialità tipiche da provare!

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Se quindi volete scoprire cosa mangiare a Catania, continuate a seguirci. Vi porteremo con noi in un nuovissimo e golosissimo viaggio tutto all’insegna della tradizione e del buon gusto.

Cosa mangiare a Catania: 8 cose da provare assolutamente

1) La carne di cavallo

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Foto di shu tu – CC BY SA 2.0.

Non si può dire di essere stati a Catania senza mai aver assaggiato la celeberrima carne di cavallo. Certo, non è per tutti: è una carne dal gusto forte e particolare. E giustamente un vegetariano non la proverà. Ma per lui Catania può offrire anche altro, e ne parliamo più avanti!

Ma torniamo alla carne di cavallo: alimento particolarmente energetico, è infatti uno dei tipi di carne che più di ogni altro contiene grandi quantità di ferro (3,9 mg ogni 100 grammi di carne) e proteine (circa 21 gr ogni 100 grammi di carne).

Molto gustosa ed adatta all’alimentazione ad ogni età – e particolarmente consigliata a soggetti anemici, donne in gravidanza, anziani, convalescenti e sportivi – la carne di cavallo è un prodotto davvero consumatissimo a Catania, tanto da aver dato adito ad una spiritosa affermazione: ”A Catania un c’è negghia, ma si c’è negghia c’è canni i cavaddru’‘ (A Catania non c’è la nebbia, ma se c’è la nebbia c’è la carne di cavallo, riferendosi ovviamente al fumo sprigionato dalle griglie).

In città è possibile trovarla letteralmente ovunque e sotto forma di diverse (e tutte una più golosa dell’altra, ndr.) varianti: dalla più comune bistecca cotta rigorosamente al fuoco vivo delle griglie passando per polpette, straccetti da consumare all’interno di panini, piade e focacce, polpette salamini e salsicce da addentare o affettare ed accompagnare con del pane e magari un bicchiere di vino ed addirittura inusuali ”torte” e sformati, naturalmente tutti a base di carne di cavallo e conditi solitamente con formaggi locali, altri salumi e abbondante pistacchio.

Per noi di Ristoranti in Sicilia, dedicare una tappa dei nostri viaggi all’assaggio è decisamente irrinunciabile, tant’è vero che abbiamo scritto un intero articolo con ben 8 suggerimenti su dove mangiarla!

LEGGI: Dove mangiare la carne di cavallo a Catania 

2) Pasta alla Norma

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Foto di Paoletta S. – CC BY 2.0

Comunemente chiamata pasta cu sucu di mulinciani o ” pasta ca sassa e mulinciani‘, la Pasta alla Norma è un piatto immancabile sulle tavole di ogni catanese.

Esplicito riferimento all’omonima opera di Vincenzo Bellini, celebre compositore ed operista catanese dell’Ottocento, questo piatto è forse uno dei più chiacchierati e contesi all’interno della stessa città di Catania.

Se infatti una teoria vuole che il piatto sia stato ideato per rendere omaggio al componimento Belliniano, l’altra prevedrebbe l’intervento del commediografo siciliano Nino Martoglio che – dinanzi al piatto di pasta così sapientemente condito – avrebbe esclamato ”È una Norma!”, in riferimento alla bontà ed all’eccellenza del piatto, che ricordava la stessa eccellenza dell’opera di Bellini.

Quel che è certo, tuttavia, è che questo piatto prevede una sola e tassativa preparazione: un ricco sugo fatto con almeno un chilogrammo di pomodori ”costoluti” (tipica varietà catanese irreperibile altrove: per cui la Norma catanese si può considerare un piatto a sé stante!), almeno 4 spicchi d’aglio, un generoso mazzetto di basilico fresco, una freschissima melanzana violetta di Vittoria affettata e fritta in abbondante olio extravergine d’oliva (e mai di semi!) ed almeno 150 grammi di ricotta salata assolutamente siciliana ed esclusivamente di pecora da grattugiare una volta composto il piatto.

Un vero e proprio tripudio di sapori tipici della nostra amata terra tanto da contare una sua giornata nazionale.

Il 23 settembre, infatti, si celebra proprio la Giornata Nazionale della Pasta alla Norma, con manifestazioni dedicate a questa preparazione che da ben 223 anni attrae non soltanto i catanesi ma appassionati e golosi di tutto il mondo.

Noi di Ristoranti in Sicilia non sappiamo mai rinunciare ad un assaggio ogni qual volta ci troviamo a Catania… e vorremmo ben vedere!

3) Arancino catanese

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Foto di G. Melfi – Dominio Pubblico – CC0

Piatto dalla storia millenaria (si fa infatti risalire la sua prima comparsa nel lontano 1226 all’interno del libro di cucina di Muhammad al-Baghdadi), l’arancino è uno dei piatti più diffusi, amati e consumati all’interno della città di Catania (e non solo).

Motivo di ”scontri” tra Trapanesi, Palermitani e Catanesi che ne rivendicano la paternità,  nonché l’etimologia stessa del termine che – secondo lo scrittore Gaetano Basile  dovrebbe essere indicata al femminile, in quanto il nome deriverebbe dal frutto dell’arancio, declinato per l’appunto al femminile in lingua italiana – l’arancino è sostanzialmente un piatto legato allo street food ed è reperibile in ogni angolo della città, dai bar di quartiere fino ai più blasonati ristoranti gourmet.

Di cosa è composto questo piatto? Beh, naturalmente riso preferibilmente di qualità Originario cotto al dente in abbondante brodo fino al suo completo assorbimento, un ricco ragù di carne macinata, piselli e formaggio (rigorosamente siciliano!) ed una croccantissima panatura composta da una pastella fluida di acqua, farina e pangrattato.

Spesso assemblati con una forma conica che ricordi le pendici e la cima dell’Etna, gli arancini catanesi vengono offerti non soltanto con il tradizionale ripieno di ragù di carne (sebbene la tradizione sia legata proprio a questo condimento) ma anche con mozzarella, prosciutto e burro (quella che i palermitani chiamano arancina abburro), sughi a base di funghi, salsiccia, gorgonzola, salmone, pollo, pesce spada, frutti di mare, pesto di Pistacchi, gamberetti, nero di seppia e naturalmente (ed immancabilmente, aggiungiamo) alla Norma! 

Una sfiziosità unica, che ogni volta ci riempie il cuore (e lo stomaco) di felicità espressa. Che sia al maschile o al femminile, poco importa: noi di RiS siamo personalmente nel team arancina, ma non per questo ci priviamo di mangiare un ottimo arancino ogni volta che siamo a Catania!

 

4) Spaghetti ”a la Carrittera”

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Foto di viewfrommypoint – Premium License

Tipici della Sicilia Orientale e soprattutto della città di Catania – alla quale se ne attribuisce la paternità – gli spaghetti ”a la Carrittera” sono un piatto simbolo della tradizione catanese tra i più diffusi, amati e consumati sia nei ristoranti più pittoreschi e tipici, sia in quelli più lussuosi e gourmet.

Piatto della cucina povera popolare, gli spaghetti ”a la Carrittera” sono così chiamati perché preparati prevalentemente dagli antichi carrettieri, trasportatori di carbone, legna, materiali da costruzione, prodotti della campagna e perfino persone.

Cucinati per rifocillarsi durante i lunghi viaggi, questi spaghetti prevedono una preparazione davvero semplicissima e soprattutto veloce, prestandosi alle capacità culinarie anche del più ”pasticcione” dei cuochi.

Basta infatti cuocere al dente gli spaghetti e – in un tegame a parte – far soffriggere in abbondante olio extravergine di oliva uno spicchio d’aglio preventivamente schiacciato.
Cotta la pasta, tutto quel che rimane è scolarla, aggiungerla al tegame dove l’aglio è stato soffritto e mantecare con una generosa manciata di pecorino grattugiato e del pepe.

Corroboranti, profumati e dal sapore intenso ed appagante, gli spaghetti possono essere ulteriormente arricchiti secondo la variante diffusa nella Valle del Platani.
Per farlo, sarà sufficiente aggiungere del pomodoro fresco alla preparazione di aglio soffritto.

Noi di Ristoranti in Sicilia li troviamo una perfetta celebrazione delle tradizioni italiane a dimostrazione che, anche gli ingredienti di tutti i giorni possono creare magie se messi insieme. Ma soprattutto, siamo del parere che – nonostante il sapore un po’ ardito (e non dei più adatti per assicurarsi un alito fresco) questo piatto vada assolutamente provato per deliziare le proprie papille gustative.

 

5) ”Bastaddi affucati”

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Immagine realizzata con Canva AI – CC0

Sebbene il nome possa apparire poco invitante (in effetti bastaddi è il modo dialettale di indicare i bastardi) questo tipico piatto della tradizione catanese è decisamente delizioso.
Di cosa si tratta? Semplicemente di un contorno a base di cavolfiori!

Generalmente preparati e consumati durante il periodo natalizio, i ”bastaddi affucati”– così come abbiamo già accennato – sono nient’altro che cavolfiori cotti in abbondante acqua salata e conditi con cipolle, olive e pecorino catanese aromatizzato al pepe.

Cucinarli è un vero e proprio gioco da ragazzi, anche nei tempi di cottura: basteranno infatti 30 minuti per ottenere un piatto delizioso che sappia onorare la tradizione catanese.

Noi di Ristoranti in Sicilia ne siamo stati immediatamente rapiti e non vediamo l’ora, ogni talvolta ci troviamo nei pressi di Catania, di poterne mangiare una bella porzione.

Se sapientemente abbinati poi ad un bel bicchiere di vino rosso fermo come l’Eloro Pachino Riserva vino dal colore rosso rubino/granata, intensi riflessi rosso mattone, persistente profumo muschiato, corpo tannico e retrogusto vellutato – possibilmente servito ad una temperatura ideale di 16/18°, ancora meglio! Una vera e propria esplosione di gusto!

 

6) Falso magro alla catanese

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Foto di Jim Holmes OH – CC BY 2.0

Conosciuto anche coi nomi dialettali ”farsu magru” o ancora ”bruciuluni”, il falso magro alla catanese è un piatto della tradizione decisamente conosciuto ed apprezzato non soltanto a Catania, ma in tutta la Sicilia Orientale ed Occidentale.

Eredità dei Monsù siciliani tanto cari ai Borboni (nient’altro che chef professionisti il cui nome sarebbe una storpiatura siciliana del termine francese monsieurs), e comparso persino nell’opera letteraria ”Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, il falso magro è un piatto decisamente corposo, ricco e, come suggerisce il nome... tutt’altro che magro!

Storicamente legato alla storia del matrimonio tra Maria Carolina D’Austria e Ferdinando I di Borbone, il falso magro è sostanzialmente un polpettone di carne consistente in una spessa (ed unica) fetta di carne di manzo farcita con un ripieno, arrotolata e cotta in padella.

Solitamente ripieno di uova, formaggi e verdure, il falso magro alla catanese prevede invece una preparazione ed una farcia diversi.

Esso infatti è composto prevalentemente non di manzo ma di fesa di vitello tagliata in una sola fetta ed un ripieno di mortadella, prosciutto cotto, pecorino e uova sode e viene servito su un letto di ricco sugo di pomodoro, cipolle e piselli.

Caratteristica immancabile del falso magro alla catanese è poi la sua ”crosticina” realizzata con abbondante ”muddica atturrata‘ ovvero pangrattato tostato.

Cosa aggiungere ulteriormente a questo piatto che si racconta già abbastanza bene da solo? Nulla! Noi di Ristoranti in Sicilia lo reputiamo un capolavoro culinario che non manca mai di affascinare le papille gustative.

Tenero e succulento ma soprattutto generosamente farcito, il falso magro alla catanese è letteralmente un’esplosione di sapori ad ogni boccone. Il sapore sapido dei salumi bilancia perfettamente la ricchezza del ripieno di formaggio e uova, creando una miscela armoniosa che danza sul palato. Ma ciò che per noi è ancor più entusiasmante è l’abilità artistica dietro la realizzazione di questo polpettone di carne.

Ci vogliono esperienza e competenza per creare la consistenza perfetta e garantire che ogni ingrediente si fonda perfettamente insieme. Insomma, se non fosse ancora chiaro, noi di Ristoranti in Sicilia siamo davvero entusiasti di consigliarvi le appetitose delizie del falso magro Catanese!

 

7) ”Minnuzze” di Sant’Agata

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Foto di Stefano Mortellaro – CC BY 2.0

Così come per i ”bastaddi affucati’‘, sappiamo cosa starete pensando: l’ennesimo piatto dal nome strano e dal sapore probabilmente ancora più strano.

Ed anche stavolta, tocca smentire questo pensiero perché le ”Minnuzze” di Sant’Agata (o minnuzzi ‘i sant’Aita in dialetto catanese) sono dolcetti decisamente deliziosi!

Legate alla tradizione sacra di Sant’Agata, patrona di Catania, le minnuzze altro non sono che deliziose cassatine dalla particolare forma semisferica che per l’appunto ricorda la forma dei seni femminili.

Tradizionalmente preparate come simbolo propiziatorio, queste cassatine hanno un’origine particolarmente discussa: si pensa infatti che esse potessero essere associate al culto Isideo della Dea Madre e preparate dunque per essere offerte durante rituali e sacrifici legati alla fertilità femminile.

Ulteriori teorie vedrebbero invece la collocazione delle minnuzze nello scenario Elusino delle feste in onore di Demetra, dove appunto si pensa si usasse consumare dei panetti dolci il cui aspetto riproponeva il seno della dea Demetra, protettrice delle messi e a sua volta considerata anch’essa dea madre.

Abbondantemente documentati a Catania sia da fonti scritte che da rinvenimenti archeologici, questi culti avrebbero influenzato in maniera impattante la cultura catanese, divenendo però non più un segno di fertilità ma rappresentazione grafica dell’atto del martirio subito dalla giovane Sant’Agata.

Ad oggi, le minnuzze sono un dolce consumato non soltanto durante i festeggiamenti in onore della martire catanese ma nel corso dell’anno intero.

Il loro inconfondibile guscio di pasta frolla dal delicato retrogusto di vaniglia, burro e zucchero a velo; il goloso ripieno di ricotta di pecora (tassativamente catanese), cioccolato fondente, scorze d’arancia, pezzetti di arancia candita e zucchero a velo e la tipica glassa di zucchero, albumi, succo di limone con la guarnizione di una ciliegia candita (rappresentazione grafica del capezzolo) sono una vera e propria goduria.

Noi di Ristoranti in Sicilia vi consigliamo di provarle almeno una volta e – se vi è conveniente- acquistarne un paio da portare con voi come souvenir della vostra visita a Catania. Ne rimarrete piacevolmente stupiti ed anche i vostri amici o parenti a cui vorrete farne dono, apprezzeranno sicuramente!

 

8) Granita e ”brioscia cu tuppu”

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Foto di Sebastian Fischer – CC BY SA 3.0

Non possiamo terminare il nostro viaggio tra i sapori tipici della città di Catania senza nominare la regina delle specialità dolci: la granita servita con la tradizionale ”brioscia cu tuppu”.

Rinfrescante, cremosissima e dolce, la granita – per chi non la conoscesse – è una crema fredda solitamente preparata con acqua, zucchero e succo di limone (e non ghiaccio tritato e sciroppo, come viene realizzata in alcuni chioschetti cittadini) nella sua versione più classica, è comunque possibile trovarla anche in altri sapori, tutti buonissimi.

Spesso confusa con il sorbetto – insieme al quale può essere considerata uno dei progenitori del gelato e dal quale si differenzia per la consistenza più granulosa e cremosa allo stesso tempo – viene servita a Catania accompagnata da una brioche soffice e fragrante dalla caratteristica forma tonda capeggiata dal ”tuppo” ovvero una piccola escrescenza di impasto.

Preparata con pasta lievitata all’uovo, la brioche va tradizionalmente spezzata con le mani e intinta nella granita, quasi fosse un cucchiaio con cui mangiarla, oppure la granita va abbondantemente adagiata al suo interno, rendendola una sorta di “panino”.

Un dolce delizioso dalla storia millenaria (le sue origini vengono solitamente fatte risalire alla dominazione araba in Sicilia, quando gli arabi appunto portarono con sé la ricetta di una crema ghiacciata aromatizzata con succhi di frutta o acqua di rose) che ha nel tempo assunto diverse variazioni sui gusti.

Non è difficile, come citavamo prima, trovarne di sapori differenti: di mandorle (mennule), pistacchio di Bronte, cioccolato e vari gusti alla frutta: gelsi neri, pesca e fragola.

Noi di Ristoranti in Sicilia non sappiamo farne a meno ma… nessuno può farne a meno. È letteralmente impossibile non andare a Catania e non trovare, nei bar e gelaterie della città, persone di ogni provenienza gustarsi una fantastica brioche con granita. Soprattutto quando fa caldo!

 

Bene, affezionati lettori di Ristoranti in Sicilia, e per oggi siamo giunti alla conclusione.

Come avete potuto evincere dalla nostra narrazione di ogni piatto, il piacere di mangiare
cibi tipici catanese non risiede solo nei sapori e nelle consistenze squisiti, ma anche nei significati culturali profondamente radicati.

Dagli arancini alla pasta alla Norma, ogni piatto racconta una storia intrecciata con la storia e le tradizioni della città. Ogni piatto offre un’esperienza coinvolgente in cui si può assistere alla trasformazione dei prodotti più freschi in specialità allettanti e straordinarie.

Con la sua enfasi sulla semplicità e sugli ingredienti di qualità, la cucina catanese celebra la vera essenza della gastronomia siciliana. Mentre ci si abbandona a queste gustose prelibatezze, accompagnate da un bicchiere di vino locale o qualsivoglia bevanda (magari prodotta proprio a Catania o nei dintorni) , si viene trasportati in un mondo in cui il cibo diventa non solo un semplice sostentamento ma una celebrazione della vita stessa.

(origine dell’immagine di copertina)

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